ALL YOU CAN EAT
Dire che abbiamo problemi col cibo non è abbastanza. Ogni anno consumiamo migliaia di libri sulle diete, articoli e talk show ogni anno e non
ci basta. Misuriamo e analizziamo il nostro cibo fino all’ultima molecola e
ancora siamo in ansia. Il nostro inconscio è frustrato, in uno stato di ansia perenne, costantemente sotto assalto dai messaggi del mercato del cibo che ci
dicono di mangiare e bere di più e di tutto, mentre allo stesso tempo cerchiamo di perdere peso. Non c’è da meravigliarsi se molti
di noi hanno abitudini alimentari non funzionali.
Sarebbe allettante approcciare il nostro enigma alimentare al suo
stesso livello, ma propongo una soluzione filosofica. Per uscire dalla paura
del cibo dobbiamo innalzare la nostra discussione ad un livello di astrazione.
Dobbiamo cioè pensare meno al cibo e più al nutrimento, meno alle cose che
portiamo alla bocca e più alle cose che nella vita realmente ci sostengono.
IL CIBO DI UN
CHIRURGO
Ovviamente, il cibo è una parte essenziale del nutrimento,
ma l’uomo non vive di solo cibo. Una dieta salutare è necessaria, ma lontana
dall’essere sufficiente. Noi ci nutriamo di svariate cose.
Qualche anno fa presi parte ad una conferenza di medicina
sportiva sull’allenamento funzionale e la riabilitazione. Una presentazione mi impressionò
profondamente: un importante chirurgo ortopedico parlò della sua esperienza
nella ricostruzione del ginocchio, in particolare la riparazione chirurgica del
legamento crociato anteriore (LCA). Mentre ascoltavo rimasi affascinato non
solo dalla sua approfondita conoscenza dell’anatomia, ma anche dal suo assoluto
entusiasmo per il suo lavoro. Era ovvio che quest’uomo viveva e respirava
operazioni LCA. Più tardi, quando mi ritrovai a descrivere questo medico a
degli amici, dissi loro “Quest’uomo preferirebbe sicuramente eseguire
un’operazione piuttosto che mangiare”.
Quella volta stavo semplicemente colorando un po’ il linguaggio,
ma ora mi sono accorto della verità della cosa. Non era solo una metafora. Si
chieda a questo dottore di scegliere tra un piatto di aragoste e un nuovo
paziente con un ginocchio da operare, ed egli sicuramente sceglierà il
ginocchio ogni volta. Egli trarrà reale nutrimento dalla sua pratica
chirurgica, nutrimento che lo sosterrà in maniera sostanziale e significativa.
Per questo dottore, la chirurgia era cibo.
Quindi, anziché parlare di gruppi alimentari, parliamo di gruppi di nutrimento. Propongo di raggruppare il nutrimento umano in
5 categorie di approssimativamente uguale importanza: edibile, cinetico,
sociale, esperienziale e biofilo.
Queste categorie sono in qualche modo provvisorie e saranno
soggette a cambiamenti e interpretazioni. Tuttavia ci consentiranno di guardare al nutrimento in maniera semplice. L’idea è quella che per un sostentamento
bilanciato si ha bisogno di prestare attenzione a tutti questi gruppi. Non è
sufficiente il semplice mangiare cibo sano. Abbiamo bisogno di nutrirci
attraverso una più ampia gamma di esperienze.
NUTRIMENTO EDIBILE
Il cibo edibile è il cibo tangibile che mangiamo ogni
giorno: la roba che cuciniamo, mastichiamo e deglutiamo. Quella che
compriamo al supermercato e che mangiamo al ristorante. Certo, c’è molto da dire
sul cibo edibile, ma è già stato detto quasi tutto ed è rimasto molto poco
da aggiungere alla discussione. Sappiamo che è una cosa intelligente fare
colazione e consumare molta frutta e verdura. Sappiamo che è meglio ridurre il
consumo di grassi trans e di carboidrati che influenzano l’insulina. Sappiamo
che le diete sono solitamente controproducenti e che i venditori di cibo
diranno qualsiasi cosa pur di farci mangiare i loro prodotti. È rimasto poco di
misterioso.
Le diete primitive sono ora in voga, ma anche in
questo campo sappiamo quasi tutto ciò di cui abbiamo bisogno. I primi ominidi
erano puramente vegetariani, ma gli ominidi più avanzati e i primi umani
cominciarono a cacciare e a mangiare carne. Infine siamo ora onnivori
versatili. Nel momento in cui abbiamo cominciato ad emigrare e a stabilirci in
bio-regioni differenti, abbiamo cominciato a nutrirci di una grande varietà di
cibi. Alcune tribù indigene sono quasi del tutto vegetariane, ma le popolazioni
Inuit dell’artico mangiano praticamente solo carne. Entrambi rimangono
generalmente in buona salute.
Se abbiamo necessità di guide aggiuntive sul cibo
commestibile, non dobbiamo fare altro che rivolgerci al movimento Slow Food, fondato da un gruppo di attivisti culinari europei nel 1989. La missione di
Slow Food è quella di ritornare alle nostre radici nutrizionali privilegiando
ingredienti di qualità, il piacere, la comunità e la sostenibilità. Il
manifesto Slow Food ci dice quasi tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere.
NUTRIMENTO CINETICO
La seconda forma di nutrimento umano è il movimento, l’attività
e l’esercizio fisico. Sappiamo che i tessuti del nostro sistema
muscolo-scheletrico, i nostri muscoli, tendini, legamenti e ossa, non possono
svilupparsi in uno stato di inattività: essi dipendono dai carichi gravitazionali
e cinetici per mantenere la loro integrità e salute. Quando un tessuto
muscolare viene sollecitato, esso risponde con la crescita e aumentando
gli impulsi neurali. Quando le fibre dei tessuti connettivi sono messe alla
prova con contrazioni ripetute, esse super-compensano divenendo più spesse
nelle articolazioni critiche. Quando le ossa sono caricate in maniera
ripetitiva, aumentano la loro densità minerale.
In questo senso, possiamo parlare a ragion veduta di stress
gravitazionali, cinetici e di resistenza come nutrimento. I nostri tessuti necessitano di stress fisici
allo stesso modo in cui necessitano di un apporto ottimale di proteine, grassi,
carboidrati; in questa accezione non è un’esagerazione dire che il movimento
fisico vigoroso sia cibo.
NUTRIMENTO SOCIALE
Il terzo gruppo di nutrimento è il cibo sociale, il bisogno
umano di contatto, comunicazione e riconoscimento. Ad un livello intimamente
fisico, ciò significa toccarsi. Non c’è questione su questo punto, l’essere
umano ha necessità di toccare e di farsi toccare dagli altri: il contatto
tattile è cibo. Questo bisogno è comune a tutti i primati. Eliminate il contatto
fisico e una buona parte di salute sparirà con esso.
Oltre al contatto, abbiamo anche un irresistibile bisogno di
riconoscimento sociale. Nessuno riconosce questo meglio di Robert Fuller,
autore di Somebodies and Nobodies:
overcoming the abuse of rank.
Il Riconoscimento sta
alla psiche come il nutrimento sta al corpo. È il cibo dell’identità. Lo
sguardo senziente di un altro essere umano conferma la nostra ragion d’essere. Questo
è indispensabile alla salute mentale come il cibo è indispensabile alla salute
fisica.
Fuller riconosce inoltre il problema nei termini di carenza
alimentare
Come le carenze
alimentari, le carenze di riconoscimento possono arrestare la crescita e
ridurre le prestazioni. Al crescere della loro fame di riconoscimento, coloro che
si sentono invisibili diventano sempre più disperati. Ciò che comincia come una
carenza si trasforma in una conclamata patologia… Senza sorprese, le persone che
non ricevono il nutrimento del riconoscimento subiscono serie conseguenze.
L’apprezzamento di Fuller del riconoscimento sociale come
nutrimento si sposa perfettamente con recenti studi circa la relazione tra
lo stato sociale e la salute. Quando andiamo a dare un’ampia occhiata alla salute
in relazione al rango sociale, vediamo una consistente pendenza. Cioè, gli
individui appartenenti ad uno status più alto tendono ad essere più in salute
di quelli di un livello inferiore. Michael Marmot, professore di epidemiologia
e salute pubblica al University College di Londra, chiama questo fenomeno “la
sindrome dello status”.
L’ovvia spiegazione – che le persone di un rango più alto
possiedono più soldi e un più facile accesso alle cure mediche – è solo una
piccola parte del quadro. Le disparità sociali non riguardano solo il benessere,
ma anche la partecipazione, il potere, il controllo e i sentimenti di merito.
Questi aspetti sono i maggiori contributori alla salute e alla malattia. In
questo senso, persone di rango più alto sono nutrite meglio dei loro soci di
rango inferiore.
NUTRIMENTO
ESPERIENZIALE
La quarta categoria del nutrimento umano include le sfide
mentali, intellettuali e psicologiche che ci tengono impegnati con il mondo
attorno a noi. Come ci nutriamo di proteine, grassi e carboidrati, ci nutriamo
anche di scienza, arte e dottrine umanistiche. Le espressioni “nutri la tua
curiosità” e “cibo per la mente” sono più che un linguaggio colorito. In fatti,
le idee sono nutrienti umani essenziali. Abbiamo fame di verità, filosofie,
spiegazioni e storie che illuminano il nostro mondo e le nostre situazioni
difficili. Esplorare una buona libreria è come andare ad un buffet.
Similmente, ci nutriamo anche di rischio, novità e stress.
Amiamo mettere la testa fuori ed esporre noi stessi al mondo. L’incertezza, la
diversità e la novità ci stimolano e ci fanno andare avanti. Sì, lo stress può
diventare cronico, opprimente e fisicamente distruttivo, ma in proporzione esso può essere altamente nutriente. Neuroscienziati hanno confermato questo
fatto, scoprendo che l’apprendimento è più efficace quando avviene sotto
l’influenza di livelli moderati di ormoni dello stress.
NUTRIMENTO BIOFILO
Il quinto grande gruppo di nutrimento è il contatto con il
mondo naturale. Questa è la nostra fonte di cibo biofilo. Come descritto dal
biologo E. O. Wilson, la biofilia (letteralmente “amore della vita”) è la
nostra “innata tendenza ad associarci con le altre creature e processi
viventi”. I nostri corpi si sviluppano in circostanze naturali. Studi condotti
in alcuni ospedali mostrano che i pazienti con una finestra che dà su un
contesto naturale hanno una degenza post-operatoria più breve, meno
complicazioni e chiedono meno medicazioni per il dolore dei pazienti senza una
veduta simile dalla finestra. E tutti noi abbiamo sentito parlare degli effetti
benefici degli animali da compagnia sui malati.
I massaggiatori spesso parlano della potenza del contatto
nella salute umana, ma abbiamo anche un bisogno più ampio che va oltre la
nostra specie. I nostri corpi desiderano il contatto con piante, animali,
terreno e aria aperta. Abbiamo bisogno di annusare la terra, toccare il suolo
coi piedi scalzi, sentire la consistenza delle piante, osservare i movimenti
degli animali, e sentire il vento sul viso. In un certo senso necessitiamo di
essere massaggiati dal mondo naturale. I nostri corpi bramano questo contatto.
LA DIETA EQUILIBRATA
L’intelligenza ci suggerisce che gli stessi principi della
sana alimentazione dentro al gruppo del cibo edibile, si applicano al
nutrimento umano nel suo complesso. Ossia, cerchiamo la diversità, la
proporzione e l’armonia in tutte le categorie. Il percorso ideale verso un
nutrimento completo è il “mangiare” da tutti i gruppi, prendendo il nutrimento
non solo dal cibo commestibile, ma anche dai gruppi cinetico, sociale,
esperienziale e biofilo.
Il disequilibrio avviene nel momento in cui si cerca di
attingere tutto il proprio nutrimento da uno o due gruppi; ipernutriti in
un’area della vita, affamati in altre. È facile pensare a degli esempi.
Conosciamo tutti delle persone che prendono la maggior parte del loro
nutrimento da una singola attività o disciplina mentre ignorano altre parti
della loro esperienza: l’intellettuale che non muove mai il suo corpo, l’atleta
che non apre mai un libro o il bambino che passa il tempo sui videogame e non
esce mai di casa.
Disequilibri nel nutrimento portano inoltre a compensazioni.
Se abbiamo delle carenze in una categoria, probabilmente andremo e cercare
nutrimento da qualche altra parte. Se non riusciamo ad ottenere il nutrimento
cinetico, sociale, biofilo o esperienziale di cui abbiamo bisogno, quasi
certamente compensiamo “mangiando” di più da un altro gruppo. In questi, di
certo, quel “da qualche altra parte” è solitamente il cibo edibile. Molti di
noi mangiano più del dovuto per la semplice ragione che non ottengono ciò di
cui hanno bisogno in altre aree della loro vita. Non siamo realmente desiderosi
di cibo edibile, ma stiamo morendo di fame in altri modi e sentiamo il bisogno
di consumare qualcosa. E certamente, quando parliamo di nutrimento in senso
ampio, è inevitabile andare a cercare analogie nel “cibo spazzatura” che non
passa inosservato nel gruppo del cibo edibile. Ci meravigliamo dell’ ”esercizio
fisico-spazzatura”, della “socievolezza-spazzatura”, delle “idee-spazzatura” e
della “biofilia-spazzatura”. Come il cibo spazzatura commestibile, queste cose
rimpiazzano il nutrimento autentico e prezioso e ci lasciano temporaneamente
sazi ma fondamentalmente insoddisfatti. Naturalmente c’è molto spazio all’interpretazione
su questo argomento e lascio a voi determinare cosa è finto nutrimento e cosa
realmente soddisfa.
…
È palese dove la nostra cultura ha bisogno di andare.
Necessitiamo di più movimento, più autentico contatto sociale, più impegno
intellettuale e più contatto con il mondo naturale. L’idea, come sempre, è di
rendere la nostra dieta completa, di nutrirci a tutto campo.
Diego Zarantonello