ALLENARSI AD OCCHI CHIUSI


“You will find your technical mastery will quickly improve as you learn to fully engage your senses”

La forza, l’efficienza e la sicurezza di tutto il movimento sono principalmente determinate da fattori neuromuscolari, in particolare dalla percezione cinestetica e dal relativo meccanismo propriocettivo che ci informano sulla posizione di tutti i componenti del nostro sistema muscoloscheletrico e sulla loro attività reciproca in un determinato istante. L’integrazione delle informazioni provenienti dai vari sensi (vista, udito, tatto, olfatto), assieme all’informazione propriocettiva, ci permettono di eseguire un dato movimento nella maniera più appropriata in termini di forma, velocità, timing.
Ciò include la coordinazione occhio-mano, occhio-piede, o i processi corporei, molto importanti nell’allenamento tecnico. Si tende però a non dedicare sufficiente tempo all’allenamento della propriocezione.

Un modo per migliorare l’efficienza propriocettiva è quello di limitare o bloccare gli input da altri sistemi sensoriali quali, ad esempio, gli occhi. Perciò allenarsi in movimenti o esercitare particolari tecniche sportive bendati, può essere una modalità preziosa per migliorare le capacità tecniche e guadagnare forza, potenza ed efficienza più efficacemente. Ricerche mostrano che bendarsi non provoca disturbo alle attività motorie. Al contrario, si è visto che gli esercizi vengono eseguiti con maggior precisione e stabilità quando gli occhi sono chiusi oppure al buio. Ad occhi chiusi, l’atleta riesce a ricordare meglio e a riprodurre più facilmente la posizione del corpo, gli angoli delle articolazioni, il livello di tensione muscolare, l’ampiezza e la forma dei movimenti.
Di conseguenza, quando i movimenti vengono ripetuti con gli occhi aperti, la sua sensibilità motoria rimane intatta e la sua abilità tecnica migliora.

Durante i normali allenamenti, la maggior parte delle persone è altamente inconsapevole dei propri errori e generalmente percepisce di compiere l’esercizio o il movimento correttamente anche quando in realtà non è così. Quando il movimento viene eseguito da bendati, la sensibilità propriocettiva aumenta e questo rende possibile all’atleta una più accurata visualizzazione della tecnica e quindi una più facile correzione dei propri errori.

Nell’applicazione pratica, gli occhi vengono normalmente coperti con un materiale morbido e scuro. L’atleta assume la posizione iniziale svariate volte per acquisire familiarità con la posizione ed equilibrio, mentre l’istruttore da le necessarie indicazioni correttive verbalmente. L’atleta quindi esegue l’intero movimento a bassa velocità o con carichi leggeri, prima ad occhi aperti e poi ad occhi bendati, fino a quando l’azione inizia a divenire naturale e stabile. L’atleta progredisce con gradualità fino ad padroneggiare ed eseguire il movimento a piena velocità o con carichi pesanti.

Siff, Mel. Supertraining 2003

Hebertismo & Espressione: lancio INDABA 2015

In collaborazione con gli esperti in espressione della Base Scout di Spettine (Compagnia teatrale instabile dell'Araba Fenice) e Don Luca Meacci, ecco il risultato della sinergia tra tecniche di animazione diverse!
Buona Visione!


TOEGA - LO YOGA PER I PIEDI


Il piede è una fantastica, sebbene complicata, parte del corpo. I piedi sono le fondazioni del nostro corpo ma anche il principale strumento per la nostra mobilità. La loro importanza è, però, comunemente sottovalutata o sconosciuta.

Perché i piedi sono così importanti?
I piedi sono la nostra connessione con la Terra; sono le nostre radici sulla Terra. Una connessione solida e stabile aiuta a tenerci ben piantati e di conseguenza a equilibrare l’intero corpo. È importante fare molta attenzione ai nostri piedi e mantenerli in salute per mantenere la nostra connessione con la Terra chiara e forte.
Proprio come le fondazioni di un edificio devono essere livellate e stabili per supportare la struttura sopra di esse, i piedi devono essere equilibrati e robusti per supportare le gambe, la spina dorsale, le braccia e la testa. Se la propria base è inclinata o poco stabile, questo si riflette sull’intero corpo sotto forma di disallineamenti. È importante anche notare che i nostri piedi non sono statici come le fondazioni di un edificio. Essi hanno la complessità aggiuntiva di essere mobili con la contemporanea necessità di essere flessibili e forti.


"For a tree to become tall it must grow tough roots among the rocks." – Friedrich Nietzsche


Vuoi migliorare la salute dei tuoi piedi, la mobilità articolare e la forza delle tue dita?
Vuoi ricollegare il cervello con i piedi e di riprendere il controllo delle dita?
Re-imparare a usare i piedi è semplice e può portare a benefici che vanno oltre alla semplice forza del piede. Ecco quindi il fantastico e arricchente mondo del “Toe Yoga”, lo Yoga dei piedi, detto Toega.

Ma perché risvegliare i piedi?
C’è una ragione semplice: una vita spesa in scarpe strette, rigide e ammortizzate, probabilmente non ha avuto un impatto positivo sulla  salute dei tuoi piedi – specialmente se hai cominciato a indossare scarpe tradizionali fin da piccolo, quando i tuoi piedi erano morbidi e malleabili. Col tempo il corpo si adatta al proprio ambiente e scarpe che non seguono la naturale forma del piede spesso influiscono negativamente sulla struttura del corpo; danneggiano i muscoli, i tendini, le ossa che costituiscono le articolazioni mobili necessarie al movimento e impediscono ai recettori neurali di percepire il terreno e informare il cervello circa la propria posizione nello spazio e nel tempo. La mancanza di questo scambio di informazioni tra il piede e il cervello è solitamente responsabile della perdita di capacità di godersi un movimento naturale e privo di infortuni.

Abbiamo dimenticato come muoverci, ma c’è ancora speranza!
Esistono delle attività relativamente facili e a basso rischio da poter aggiungere alla tua routine di movimento quotidiano senza causare troppi disagi; piccoli cambiamenti che potrebbero avere un grande impatto.
Il primo passo verso un movimento salutare e felice dovrebbe partire nei piedi e nelle dita dei piedi. I seguenti esercizi di Toega  dovrebbero essere eseguiti quotidianamente per migliorare la mobilità, la flessibilità e la forza nelle caviglie, nei piedi e nelle dita dei piedi.
Eseguili un paio di volte al giorno se possibile e prenditi 5-10 minuti per completare gli esercizi, ma più a lungo si effettuano, meglio è.

Rooting the big toe

Big toe under

  •     con il piede verticale rispetto al terreno, portare l’alluce dietro  le altre dita;
  •   mantenere la posizione per trenta secondi, concentrandosi nel guadagnare l’allungamento della posizione;
  • ripetere per entrambi i piedi.

 Big toe out

  •  con il piede verticale rispetto al terreno, portare l’alluce davanti e le altre dita all’indietro;
  • mantenere la posizione per trenta secondi, concentrandosi nel guadagnare l’allungamento della posizione;
  • ripetere per entrambi i piedi.

Sit on heels, big toe pulses
·         accovacciarsi a terra, distendendole dita e la pianta del piede;
·         mantenere la schiena eretta e il busto rilassato;
·         mantenere la posizione per almeno trenta secondi, scaricando il peso sui talloni e oscillando delicatamente avanti e indietro.




Hands on heels, extend hip/spine

·         assumere la posizione precedente;
·         posizionare le mani sui talloni ed estendere il busto allungando le braccia.
·         mantenere la posizione per almeno trenta secondi, scaricando il peso sui talloni e oscillando delicatamente avanti e indietro.





Sit on heels, plantar flexion

·         accovacciarsi a terra, distendendo la caviglia ed il dorso del piede;
·         mantenere la schiena eretta e il busto rilassato;
·         mantenere la posizione per almeno trenta secondi, scaricando il peso sui talloni.



Sit on heels, plantar flexion, lean back


·         assumere la posizione precedente;
·         inclinarsi delicatamente all’indietro fintanto che la posizione rimane confortevole;
·         mantenere la posizione per almeno trenta secondi facendo attenzione a non esagerare con lo stiramento.


Grazie a CORRERENATURALE e VIVOBAREFOOT per le idee!

EFFICIENZA O EFFICACIA?

LEFFICACIA è l’abilità di ottenere il risultato desiderato, a prescindere dalla modalità usata. Nel nostro caso ha a che fare con una prestazione pratica. Ad esempio il sedersi su un ramo di un albero a tre metri da terra, indipendentemente dalla tecnica impiegata.

L’EFFICIENZA è l’abilità di essere efficaci ma con una prestazione migliore. Ad esempio, arrampicarsi più velocemente, spendendo meno energia fisica e rimanendo in sicurezza, assicurando l’incolumità del proprio corpo.

Disegni di Riccardo Villanova

Quando pratichiamo l’Hebertismo o qualunque altra attività fisica, siamo quindi tutti chiamati a fare attenzione all’efficienza con cui ci muoviamo ed eseguiamo gli esercizi.

Come si riconosce un movimento efficiente? 
Un tale movimento è elegante, bello da vedere, silenzioso, fluido, eseguito in relax, con buona postura ed equilibrio e respirando opportunamente. 




Immagini & Immagini

Il sito si arricchisce della sezione immagini! cercala tra le tab!
Un grande grazie a Riccardo Villanova.



Hebertismo su Avventura 02/2015

Con grande piacere e soddisfazione annunciamo che l'ultimo numero di Avventura, rivista scout AGESCI per esploratori e guide, riporta un inserto tecnico con un nostro intervento!

Dategli una letta QUI!


Il numero completo lo trovate qui!



Primo Corso Istruttori Internazionale

Dal 1 al 3 Maggio 2015 lo staff di Hebertismo prenderà parte al corso istruttori internazionale "SET 1" a La Gervava (Belgio)! Tenetevi forte perché il Metodo Naturale in Italia farà un salto di qualità non indifferente e le competenze acquisite saranno immediatamente messe al servizio dell'associazione scout AGESCI! 
être fort pour être utile


MOTUS EST VITA

Intervista a Diego Zarantonello

Pubblicata oggi su www.percorsiditerre.it l'intervista sull'hebertismo a cura di Giancarlo Cotta Ramusino (Girumin).
Il testo completo dell'intervista si trova QUI!




Diego è un grande appassionato della ginnastica all’aria aperta, la sua passione lo ha portato a studiare, praticare e promuovere uno stile di attività fisica inventato molti anni fa.
Uno stile poco conosciuto che riunisce in sè elementi semplici, ma profondi e che invita anche nell’attività fisica a ristabilire un contatto più diretto con la natura.
Diego sta riscoprendo questo stile per svilupparlo e proporlo ad altri.
Diego, che cosa vuol dire “Hebertismo”.
L’hebertismo (da Georges Hébert, suo fondatore), più propriamente detto “Methode Naturelle” o Metodo Naturale, è un metodo di educazione “fisica, virile e morale” sviluppato in Francia agli inizi del ventesimo secolo.
Per educazione “virile” s’intende semplicemente la formazione del carattere e lo sviluppo delle qualità dell’uomo d’azione: energia, coraggio, forza di volontà, fermezza e “sangue freddo”.
Il termine “viril”, per i francesi significa appunto “energico, attivo”.
Educazione “morale” perché il tutto è finalizzato alla cultura di sentimenti nobili come la solidarietà, l’altruismo, l’onore, il rispetto e la lealtà.
Da qui il motto che riassume questo metodo: “essere forti (fisicamente e mentalmente) per essere utili (tanto agli altri quanto a se stessi)” 

ALL YOU CAN EAT

ALL YOU CAN EAT

Tratto da “Exuberant Animal” di Frank Forencich



Dire che abbiamo problemi col cibo non è abbastanza. Ogni anno consumiamo migliaia di libri sulle diete, articoli e talk show ogni anno e non ci basta. Misuriamo e analizziamo il nostro cibo fino all’ultima molecola e ancora siamo in ansia. Il nostro inconscio è frustrato, in uno stato di ansia perenne, costantemente sotto assalto dai messaggi del mercato del cibo che ci dicono di mangiare e bere di più e di tutto, mentre allo stesso tempo cerchiamo di perdere peso. Non c’è da meravigliarsi se molti di noi hanno abitudini alimentari non funzionali.
Sarebbe allettante approcciare il nostro enigma alimentare al suo stesso livello, ma propongo una soluzione filosofica. Per uscire dalla paura del cibo dobbiamo innalzare la nostra discussione ad un livello di astrazione. Dobbiamo cioè pensare meno al cibo e più al nutrimento, meno alle cose che portiamo alla bocca e più alle cose che nella vita realmente ci sostengono.


IL CIBO DI UN CHIRURGO

Ovviamente, il cibo è una parte essenziale del nutrimento, ma l’uomo non vive di solo cibo. Una dieta salutare è necessaria, ma lontana dall’essere sufficiente. Noi ci nutriamo di svariate cose.
Qualche anno fa presi parte ad una conferenza di medicina sportiva sull’allenamento funzionale e la riabilitazione.  Una presentazione mi impressionò profondamente: un importante chirurgo ortopedico parlò della sua esperienza nella ricostruzione del ginocchio, in particolare la riparazione chirurgica del legamento crociato anteriore (LCA). Mentre ascoltavo rimasi affascinato non solo dalla sua approfondita conoscenza dell’anatomia, ma anche dal suo assoluto entusiasmo per il suo lavoro. Era ovvio che quest’uomo viveva e respirava operazioni LCA. Più tardi, quando mi ritrovai a descrivere questo medico a degli amici, dissi loro “Quest’uomo preferirebbe sicuramente eseguire un’operazione piuttosto che mangiare”.
Quella volta stavo semplicemente colorando un po’ il linguaggio, ma ora mi sono accorto della verità della cosa. Non era solo una metafora. Si chieda a questo dottore di scegliere tra un piatto di aragoste e un nuovo paziente con un ginocchio da operare, ed egli sicuramente sceglierà il ginocchio ogni volta. Egli trarrà reale nutrimento dalla sua pratica chirurgica, nutrimento che lo sosterrà in maniera sostanziale e significativa. Per questo dottore, la chirurgia era cibo.
Quindi, anziché parlare di gruppi alimentari, parliamo di gruppi di nutrimento. Propongo di raggruppare il nutrimento umano in 5 categorie di approssimativamente uguale importanza: edibile, cinetico, sociale, esperienziale e biofilo.
Queste categorie sono in qualche modo provvisorie e saranno soggette a cambiamenti e interpretazioni. Tuttavia ci consentiranno di guardare al nutrimento in maniera semplice. L’idea è quella che per un sostentamento bilanciato si ha bisogno di prestare attenzione a tutti questi gruppi. Non è sufficiente il semplice mangiare cibo sano. Abbiamo bisogno di nutrirci attraverso una più ampia gamma di esperienze.


NUTRIMENTO EDIBILE

Il cibo edibile è il cibo tangibile che mangiamo ogni giorno: la roba che cuciniamo, mastichiamo e deglutiamo. Quella che compriamo al supermercato e che mangiamo al ristorante. Certo, c’è molto da dire sul cibo edibile, ma è già stato detto quasi tutto ed è rimasto molto poco da aggiungere alla discussione. Sappiamo che è una cosa intelligente fare colazione e consumare molta frutta e verdura. Sappiamo che è meglio ridurre il consumo di grassi trans e di carboidrati che influenzano l’insulina. Sappiamo che le diete sono solitamente controproducenti e che i venditori di cibo diranno qualsiasi cosa pur di farci mangiare i loro prodotti. È rimasto poco di misterioso.
Le diete primitive sono ora in voga, ma anche in questo campo sappiamo quasi tutto ciò di cui abbiamo bisogno. I primi ominidi erano puramente vegetariani, ma gli ominidi più avanzati e i primi umani cominciarono a cacciare e a mangiare carne. Infine siamo ora onnivori versatili. Nel momento in cui abbiamo cominciato ad emigrare e a stabilirci in bio-regioni differenti, abbiamo cominciato a nutrirci di una grande varietà di cibi. Alcune tribù indigene sono quasi del tutto vegetariane, ma le popolazioni Inuit dell’artico mangiano praticamente solo carne. Entrambi rimangono generalmente in buona salute.
Se abbiamo necessità di guide aggiuntive sul cibo commestibile, non dobbiamo fare altro che rivolgerci al movimento Slow Food, fondato da un gruppo di attivisti culinari europei nel 1989. La missione di Slow Food è quella di ritornare alle nostre radici nutrizionali privilegiando ingredienti di qualità, il piacere, la comunità e la sostenibilità. Il manifesto Slow Food ci dice quasi tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere.


NUTRIMENTO CINETICO

La seconda forma di nutrimento umano è il movimento, l’attività e l’esercizio fisico. Sappiamo che i tessuti del nostro sistema muscolo-scheletrico, i nostri muscoli, tendini, legamenti e ossa, non possono svilupparsi in uno stato di inattività: essi dipendono dai carichi gravitazionali e cinetici per mantenere la loro integrità e salute. Quando un tessuto muscolare viene sollecitato, esso risponde con la crescita e aumentando gli impulsi neurali. Quando le fibre dei tessuti connettivi sono messe alla prova con contrazioni ripetute, esse super-compensano divenendo più spesse nelle articolazioni critiche. Quando le ossa sono caricate in maniera ripetitiva, aumentano la loro densità minerale.
In questo senso, possiamo parlare a ragion veduta di stress gravitazionali, cinetici e di resistenza come nutrimento.  I nostri tessuti necessitano di stress fisici allo stesso modo in cui necessitano di un apporto ottimale di proteine, grassi, carboidrati; in questa accezione non è un’esagerazione dire che il movimento fisico vigoroso sia cibo.


NUTRIMENTO SOCIALE

Il terzo gruppo di nutrimento è il cibo sociale, il bisogno umano di contatto, comunicazione e riconoscimento. Ad un livello intimamente fisico, ciò significa toccarsi. Non c’è questione su questo punto, l’essere umano ha necessità di toccare e di farsi toccare dagli altri: il contatto tattile è cibo. Questo bisogno è comune a tutti i primati. Eliminate il contatto fisico e una buona parte di salute sparirà con esso.
Oltre al contatto, abbiamo anche un irresistibile bisogno di riconoscimento sociale. Nessuno riconosce questo meglio di Robert Fuller, autore di Somebodies and Nobodies: overcoming the abuse of rank.
Il Riconoscimento sta alla psiche come il nutrimento sta al corpo. È il cibo dell’identità. Lo sguardo senziente di un altro essere umano conferma la nostra ragion d’essere. Questo è indispensabile alla salute mentale come il cibo è indispensabile alla salute fisica.
Fuller riconosce inoltre il problema nei termini di carenza alimentare
Come le carenze alimentari, le carenze di riconoscimento possono arrestare la crescita e ridurre le prestazioni. Al crescere della loro fame di riconoscimento, coloro che si sentono invisibili diventano sempre più disperati. Ciò che comincia come una carenza si trasforma in una conclamata patologia… Senza sorprese, le persone che non ricevono il nutrimento del riconoscimento subiscono serie conseguenze.
L’apprezzamento di Fuller del riconoscimento sociale come nutrimento si sposa perfettamente con recenti studi circa la relazione tra lo stato sociale e la salute. Quando andiamo a dare un’ampia occhiata alla salute in relazione al rango sociale, vediamo una consistente pendenza. Cioè, gli individui appartenenti ad uno status più alto tendono ad essere più in salute di quelli di un livello inferiore. Michael Marmot, professore di epidemiologia e salute pubblica al University College di Londra, chiama questo fenomeno “la sindrome dello status”.
L’ovvia spiegazione – che le persone di un rango più alto possiedono più soldi e un più facile accesso alle cure mediche – è solo una piccola parte del quadro. Le disparità sociali non riguardano solo il benessere, ma anche la partecipazione, il potere, il controllo e i sentimenti di merito. Questi aspetti sono i maggiori contributori alla salute e alla malattia. In questo senso, persone di rango più alto sono nutrite meglio dei loro soci di rango inferiore.


NUTRIMENTO ESPERIENZIALE

La quarta categoria del nutrimento umano include le sfide mentali, intellettuali e psicologiche che ci tengono impegnati con il mondo attorno a noi. Come ci nutriamo di proteine, grassi e carboidrati, ci nutriamo anche di scienza, arte e dottrine umanistiche. Le espressioni “nutri la tua curiosità” e “cibo per la mente” sono più che un linguaggio colorito. In fatti, le idee sono nutrienti umani essenziali. Abbiamo fame di verità, filosofie, spiegazioni e storie che illuminano il nostro mondo e le nostre situazioni difficili. Esplorare una buona libreria è come andare ad un buffet.
Similmente, ci nutriamo anche di rischio, novità e stress. Amiamo mettere la testa fuori ed esporre noi stessi al mondo. L’incertezza, la diversità e la novità ci stimolano e ci fanno andare avanti. Sì, lo stress può diventare cronico, opprimente e fisicamente distruttivo, ma in proporzione esso può essere altamente nutriente. Neuroscienziati hanno confermato questo fatto, scoprendo che l’apprendimento è più efficace quando avviene sotto l’influenza di livelli moderati di ormoni dello stress.


NUTRIMENTO BIOFILO

Il quinto grande gruppo di nutrimento è il contatto con il mondo naturale. Questa è la nostra fonte di cibo biofilo. Come descritto dal biologo E. O. Wilson, la biofilia (letteralmente “amore della vita”) è la nostra “innata tendenza ad associarci con le altre creature e processi viventi”. I nostri corpi si sviluppano in circostanze naturali. Studi condotti in alcuni ospedali mostrano che i pazienti con una finestra che dà su un contesto naturale hanno una degenza post-operatoria più breve, meno complicazioni e chiedono meno medicazioni per il dolore dei pazienti senza una veduta simile dalla finestra. E tutti noi abbiamo sentito parlare degli effetti benefici degli animali da compagnia sui malati.
I massaggiatori spesso parlano della potenza del contatto nella salute umana, ma abbiamo anche un bisogno più ampio che va oltre la nostra specie. I nostri corpi desiderano il contatto con piante, animali, terreno e aria aperta. Abbiamo bisogno di annusare la terra, toccare il suolo coi piedi scalzi, sentire la consistenza delle piante, osservare i movimenti degli animali, e sentire il vento sul viso. In un certo senso necessitiamo di essere massaggiati dal mondo naturale. I nostri corpi bramano questo contatto.


LA DIETA EQUILIBRATA

L’intelligenza ci suggerisce che gli stessi principi della sana alimentazione dentro al gruppo del cibo edibile, si applicano al nutrimento umano nel suo complesso. Ossia, cerchiamo la diversità, la proporzione e l’armonia in tutte le categorie. Il percorso ideale verso un nutrimento completo è il “mangiare” da tutti i gruppi, prendendo il nutrimento non solo dal cibo commestibile, ma anche dai gruppi cinetico, sociale, esperienziale e biofilo.
Il disequilibrio avviene nel momento in cui si cerca di attingere tutto il proprio nutrimento da uno o due gruppi; ipernutriti in un’area della vita, affamati in altre. È facile pensare a degli esempi. Conosciamo tutti delle persone che prendono la maggior parte del loro nutrimento da una singola attività o disciplina mentre ignorano altre parti della loro esperienza: l’intellettuale che non muove mai il suo corpo, l’atleta che non apre mai un libro o il bambino che passa il tempo sui videogame e non esce mai di casa.
Disequilibri nel nutrimento portano inoltre a compensazioni. Se abbiamo delle carenze in una categoria, probabilmente andremo e cercare nutrimento da qualche altra parte. Se non riusciamo ad ottenere il nutrimento cinetico, sociale, biofilo o esperienziale di cui abbiamo bisogno, quasi certamente compensiamo “mangiando” di più da un altro gruppo. In questi, di certo, quel “da qualche altra parte” è solitamente il cibo edibile. Molti di noi mangiano più del dovuto per la semplice ragione che non ottengono ciò di cui hanno bisogno in altre aree della loro vita. Non siamo realmente desiderosi di cibo edibile, ma stiamo morendo di fame in altri modi e sentiamo il bisogno di consumare qualcosa. E certamente, quando parliamo di nutrimento in senso ampio, è inevitabile andare a cercare analogie nel “cibo spazzatura” che non passa inosservato nel gruppo del cibo edibile. Ci meravigliamo dell’ ”esercizio fisico-spazzatura”, della “socievolezza-spazzatura”, delle “idee-spazzatura” e della “biofilia-spazzatura”. Come il cibo spazzatura commestibile, queste cose rimpiazzano il nutrimento autentico e prezioso e ci lasciano temporaneamente sazi ma fondamentalmente insoddisfatti. Naturalmente c’è molto spazio all’interpretazione su questo argomento e lascio a voi determinare cosa è finto nutrimento e cosa realmente soddisfa.


È palese dove la nostra cultura ha bisogno di andare. Necessitiamo di più movimento, più autentico contatto sociale, più impegno intellettuale e più contatto con il mondo naturale. L’idea, come sempre, è di rendere la nostra dieta completa, di nutrirci a tutto campo.

Diego Zarantonello